|
Veduta del comune di Letino |
Nella mitologia greca e romana il Lete è il fiume in cui si tuffavano le anime dei morti per dimenticare la vita passata prima di reincarnarsi: ce ne parlano tra gli altri Platone nella Repubblica,Virgilio nell'Eneide e Dante nella Divina Commedia.Non ci è dato di sapere dove di trovasse questo mitico fiume(Dante lo colloca nel paradiso terrestre) ma vi è un fiume Lete,in realtà un ampio torrente,che nasce dal massiccio del Matese alle falde del monte Miletto,attraversando per qualche chilometro un'ampio pianoro denominato "piana delle Secine"dove raccoglie ingrossandosi le acque di numerose sorgenti.Nei pressi del comune di Letino la diga di una centrale idroelettrica interrompe il cammino del torrente generando un piccolo lago artificiale.Superata la diga le acque, dopo uno spettacolare salto di alcune centinaia di metri,attraversano il territorio dei comuni di Prata Sannita e Pratella dove le numerose sorgenti alimentano gli stabilimenti di imbottigliamento di note acque minerali(Prata e Lete).Il primo tratto del torrente,quello che va dalle sorgenti al lago di Letino è estremamente interessante dal punto di vista naturalistico.Qui, ad un'altitudine prossima ai 1000 m s.l.m. le acque, fresche anche in piena estate,conservano sempre un tasso piuttosto alto di ossigeno: l'ambiente ideale per la trota e per il gambero di fiume europeo (
Astacus astacus).Ho visitato questi luoghi in compagnia di un amico nell'aprile scorso proprio nel tentativo di osservare e fotografare il gambero di fiume nel suo ambiente, purtroppo senza successo.La sopravvivenza di questo crostaceo d'acqua dolce è minacciata su tutto il territorio nazionale: si tratta di organismi estremamente sensibili ad ogni forma di inquinamento tanto da poter essere considerati dei veri indicatori della qualità delle acque.Una contadina del luogo ci ha raccontato che un tempo,soprattutto all'imbrunire, sulle rive del Lete se ne incontravano a centinaia ed era estremamente semplice catturarli anche a mani nude per poi consumarli crudi o cotti.Pare che a partire dagli anni settanta i gamberi siano diventati sempre più rari e difficili da osservare.
|
Femmina di rospo comune(Bufo bufo) |
|
Maschio su Ranunculus trichophyllus |
|
Un iwagumi naturale sulle sponde del lago di Letino |
Nessuna traccia dei gamberi quel giorno,solo un gran numero di rospi in piena stagione riproduttiva ma l'escursione fu comunque molto interessante perchè mi diede la possibilità di osservare in natura uno dei pochi muschi prettamente acquatici del nostro paese:
Fontinalis antipyretica.Questa briofita a diffusione cosmopolita è stata probabilmente la prima specie di muschio ad essere introdotta in acquario dove inizialmente veniva utilizzata soprattutto come substrato per la deposizione dei pesci e dove spesso aveva vita breve per le temperature "tropicali" degli acquari,troppo elevate per questa specie.In natura cresce fluttuando nella corrente ancorandosi a rocce o tronchi per mezzo di rizoidi.Nel Lete sembra occupare preferibilmente i tratti con maggiore corrente probabilmente perchè qui è quasi impossibile che il muschio possa venir ricoperto dai sedimenti,cosa invece assai più probabile nei tratti a corso lento.I campioni raccolti hanno dimostrato un buon grado di adattabilità alla vita in acquario: dopo un breve periodo di stasi dovuta al cambio di ambiente i talli cominciarono a produrre nuova vegetazione e nel giro di qualche settimana avevano già formato cespugli folti di un bel verde bottiglia.Nei mesi estivi,come del resto prevedevo, il muschio ha dimostrato di mal tollerare la temperatura raggiunta dalle vasche: nel mese di agosto il termometro segnava in media 27-28°C con punte di 30°C.In queste condizioni la Fontinalis ha arrestato la crescita assumendo un aspetto molto poco florido.Tuttavia nessuno dei cespugli è andato perduto e non appena la colonnina di mercurio è scesa al di sotto dei 26°C il muschio ha riacquistato in breve un bell'aspetto producendo nuova vegetazione.
|
F. antipyretica in acquario |